Quanto dura una giornata? Per una madre che lavora, almeno 27 ore. Perché per trovare un equilibrio tra cura dei figli, lavoro e altri mille impegni spesso deve fare almeno due o tre cose insieme: come un’acrobata. Non a caso, da qualche anno esiste una nuova definizione, “mamme acrobate”, che descrive perfettamente la realtà in cui vivono oggi molte donne italiane. Nel 1961, in Italia, ogni donna aveva in media 2,41 figli. Nel 2016, secondo l’Istat, ne ha 1,35. I motivi di questo calo sono tanti: attualmente una donna su due tra i 20 e i 64 anni lavora, e fare un figlio spesso significa rallentare la propria carriera o pagare a baby sitter e asili nido cifre più alte del proprio stipendio. Eppure, anche se molte con l’arrivo dei figli devono rinunciare alla professione, altre continuano a lavorare, cercando di allungare le loro giornate oltre il possibile.
E se per le dipendenti ogni giorno è una corsa a ostacoli, per le imprenditrici e le lavoratrici autonome le cose possono essere ancora più complicate: le ore dedicate ai figli si traducono in mancati guadagni o occasioni perdute. L’altra faccia della medaglia, però, è che alcune forme di lavoro autonomo, con i loro ritmi spesso modellabili e gli orari flessibili, possono essere una soluzione ideale per molte mamme, che si reinventano come blogger, designer, titolari di imprese di catering o asili nido, organizzatrici di eventi.
Le loro storie affollano i numerosissimi gruppi on line e siti nati per connettere queste donne che si rimettono
in gioco, si interrogano e cercano soluzioni per migliorare la qualità della loro vita o, semplicemente, avere un consiglio. E se è vero che una giornata non avrà mai più di 24 ore, trovare un work-life balance ottimale è possibile. Vediamo come.
Primo passo: fare networking
Chi conosce le esigenze e i problemi di una donna meglio di un’altra donna?
Tutte noi sappiamo che senza l’aiuto di amiche, madri, sorelle la nostra vita sarebbe molto più difficile. Ma a volte, il contributo più grande può venire proprio da sconosciute. Per esempio, donne che hanno in comune con noi un percorso professionale, e che possono darci ottimi consigli su come trovare o richiedere un finanziamento, individuare un esperto che ci supporti nelle questioni legali o finanziarie, sfruttare al meglio il web o i social network per promuovere la nostra attività. “Quando le donne raggiungono il successo, è una vittoria per tutti”: è con questa frase che si presenta SheMeansBusiness, programma di Facebook appena arrivato in Italia che promette grandissimi risultati. Una straordinaria finestra per le titolari di piccole o medie imprese o per chi vuole aprirne una: qui troverai informazioni, consigli, testimonianze video. Un mondo intero
da scoprire sul sito ma anche frequentando le lezioni che nel 2018 coinvolgeranno 3.500 donne con incontri di formazione in tutta Italia.
Un network presente in molte città dello Stivale è anche Rete al femminile, associazione nazionale che opera a livello locale. Grazie a questa realtà, le donne che lavorano in proprio possono conoscersi on line ma anche dal vivo, dando vita a relazioni di mentoring tra figure senior e donne all’inizio della loro vita professionale. Aiutare le giovanissime a costruirsi una strada di successo è l’obiettivo dell’Associazione Young Women Network, creata nel 2012 da volontarie che si impegnano a sostenere le professioniste junior con meeting e reti di relazioni, ma anche affidando ciascuna di loro a una mentor esperta che l’aiuti a crescere. Perché, come dice il loro motto “Assieme arriviamo più lontano”.
Secondo passo: dirsi “brava!”
Un lavoro ben fatto merita di essere premiato. E a sostenere le idee e le iniziative delle donne imprenditrici sono molti premi nel mondo e in Italia. Non sono riconoscimenti simbolici: la vincitrice dell’European Prize for
Women Innovators, scelta tra le europee che hanno creato un’impresa di successo, porterà a casa 100.000
euro. Altrettanti dollari sono invece assegnati ogni anno a ciascuna delle 6 vincitrici del Premio Cartier per
supportare le loro attività innovative e di successo. Non denaro, ma formazione di altissimo livello è quello che offre il Premio Gamma Donna, che dal 2004 sostiene l’imprenditoria femminile e giovanile. In palio per le vincitrici un Master della 24 Ore Business School, un percorso d’incubazione al Polihub del Politecnico di Milano e sei mesi di mentoring di un manager selezionato dall’associazione Valore D. Una mela d’oro, infine, è il prestigioso premio della Fondazione Marisa Bellisario, forse il primo nato per premiare le carriere femminili. Dal 1989, viene assegnato alle donne “che si distinguono nella professione, nel management, nella scienza, nell’economia, nel sociale, nella cultura e nell’informazione”.
Terzo passo: working hard
Oggi le imprese gestite da donne in Italia sono 1 milione e 330mila: un dato che è destinato a crescere.
Solo alcune di queste sono destinate a vincere premi e ottenere titoli di giornale; tutte, però, sono un grande
investimento per le loro proprietarie, che le portano avanti con energia, impegno e passione. Proprio
“Appassionate” è il titolo di un blog che racconta il mondo dell’imprenditoria femminile nelle sue tante
sfumature, raccogliendo storie di donne “che hanno fatto della loro passione un’impresa”. La passione e l’impegno: proprio questi sono i valori più importanti per un’imprenditrice. Ma per non andare sprecati devono essere supportati e protetti adeguatamente. Un’imprenditrice deve essere amante delle sfide, sapersi adattare al cambiamento, essere pronta a cogliere le novità e le sfide del mercato. Ma deve anche saper costruire basi solide, proteggendo la propria attività da ogni rischio, per iniziare una piccola, o grande, storia di successo.
Benvenuto Mauro Favaretto nel nostro team!
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Era del lavoro precario: i giovani e la loro pensione futura
/in NewsLa soluzione pensionistica più adatta per i lavoratori “a singhiozzo”
Oggi l’occupazione ha mille volti: il lavoro tradizionale a tempo indeterminato è sempre più raro, mentre si affermano percorsi lavorativi intermittenti, contratti a tempo, a chiamata, di collaborazione. Dal 2008 ad oggi il numero di lavoratori a tempo determinato è aumentato del 20% e il mercato del lavoro è affollato da tipologie contrattuali che possono comportare, specie per i più giovani, interruzioni lavorative, percorsi irregolari e discontinui che determinano “vuoti” contributivi, rendendo le aspettative pensionistiche ancora più carenti.
Per questi lavoratori è fondamentale sapere che c’è il modo di assicurarsi un futuro sereno integrando la pensione di base con la previdenza complementare e costruirsi – già oggi – dei “paracadute” da utilizzare in caso di necessità. Dopo aver analizzato le opportunità per chi ha già un contratto a tempo indeterminato, ecco alcuni consigli utili per soddisfare le esigenze di chi ha un percorso lavorativo intermittente.
Una pensione integrativa con la flessibilità di versare quanto vuoi
Lo strumento migliore in grado di adattarsi alle diverse necessità che il lavoratore a singhiozzo può avere durante la sua vita professionale è il PIP, Piano Individuale Pensionistico, la cui adesione è volontaria ed esclusivamente su base individuale. I PIP sono forme pensionistiche individuali realizzate attraverso contratti di assicurazione sulla vita. Al momento dell’adesione il lavoratore – autonomo o libero professionista – stabilisce liberamente l’importo e la periodicitàdella contribuzionee nel corso del tempo può modificare le proprie scelte variando l’entità dei versamenti, oppure effettuandone di aggiuntivi a seconda della disponibilità del momento.
I PIP sono una risposta adeguata al lavoro che cambia
Nel caso di un cambiamento radicale della propria tipologia contrattuale, ad esempio, dopo due anni di partecipazione al PIP si è liberi di trasferire senza costi la propria posizione individuale maturata ad altra forma pensionistica complementare se ritenuta più favorevole. Così come in casi particolari il lavoratore può richiedere – già in fase di accumulo – il riscatto totale o parziale della propria posizione individuale: un’anticipazione per spese sanitarie, in seguito a gravi situazioni relative a sé, al coniuge e ai figli per terapie e interventi straordinari, per l’acquisto o ristrutturazione della prima casa; nonché richiedere, al ricorrere dei requisiti previsti dalla legge, la rendita integrativa temporanea anticipata (RITA, che approfondiremo nella prossima newsletter).
Chi può aderire ai PIP
Possono aderire lavoratori dipendenti o autonomi, liberi professionisti ma anche persone che in quel momento della loro vita non svolgono attività lavorativa, per esempio studenti e casalinghe. È possibile iscrivere ad un PIP anche un familiare maggiorenne fiscalmente a carico; una possibilità interessante per i genitori, che possono cominciare per tempo a contribuire alla stabilità economica futura dei propri figli. Infatti i PIP sono costituiti sotto forma di patrimonio autonomo e separato rispetto a quello della Compagnia: in caso di crisi della società il risparmio previdenziale non viene intaccato, è destinato esclusivamente al pagamento delle pensioni agli aderenti.
Vantaggi fiscali immediati
L’adesione ai PIP determina anche un vantaggio immediato rappresentato dalla possibilità di dedurre dal proprio reddito imponibile i contributi versati nel limite massimo 5.164,57 euro annui, il che si traduce in un risparmio delle imposte da versare variabile a seconda dell’aliquota fiscale. Per esempio, un lavoratore che percepisce un reddito annuo di 15.000 euro e abbia aderito a un PIP versando 3.000 euro annui di contributi, risparmierà 690 euro di imposte.
Costruire il futuro nostro e dei nostri cari
Si può beneficiare delle detrazioni anche per i versamenti contributivi effettuati a favore di un familiare fiscalmente a carico. In questo modo l’avvio di un programma previdenziale per i propri figli diventa vantaggioso anche sotto il profilo fiscale. Soprattutto, attivare un programma previdenziale per un figlio rappresenta un gesto di grande valenza educativa volta a diffondere una cultura previdenziale anche nei più giovani. Quando comincerà a lavorare, il figlio, potrà decidere se continuare a versare in modo autonomo o trasferire il montante accumulato in un altro fondo.
Inizia subito a prenderti cura del tuo domani, basta un piccolo gesto per volersi bene e iniziare a costruire il futuro con serenità anche in caso di “carriere intermittenti”, grazie a un prodotto così flessibile come il PIP UnipolSai Previdenza Futura.
Gli italiani alle vacanze non rinunciano!
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GUIDA ALLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE PER I LAVORATORI DIPENDENTI
/in NewsUn giovane che ottiene oggi il tanto ambito posto fisso ha molti motivi per cui festeggiare. Inizierà col pensare a come realizzare i propri sogni (casa, matrimonio, viaggi, figli) mentre la prospettiva della futura pensione non sarà certo una delle sue priorità. Difficile stare dietro alle previsioni che spostano sempre più in là il momento della pensione (per chi entra oggi nel mondo del lavoro se ne parla dopo il 2060, secondo le stime della Covip) o al fatto che ammonterà a circa la metà dell’ultimo stipendio. È qui che devono entrare in scena i genitori, ricordando che il futuro va costruito giorno per giorno e per aiutare i figli a districarsi tra le tante proposte di prodotti finanziari.
Le forme di previdenza complementare: quale scegliere?
Per mantenere anche negli anni del riposo un reddito adeguato è evidente quanto sia importante aderire a una forma di previdenza complementare. Facciamo allora un po’ di chiarezza sulle opzioni per un lavoratore dipendente. Nella prossima newsletter approfondiremo le opportunità pensionistiche per chi fa lavori “intermittenti”.
Il dipendente privato può aderire al fondo pensione aperto anche su base collettiva, qualora tale tipo di adesione sia prevista dai contratti di lavoro, dagli accordi collettivi o dai regolamenti aziendali; i dipendenti pubblici, invece, possono aderire a un fondo aperto o a un PIP solo su base individuale e possono versare solo il contributo individuale, ma non il flusso di TFR.
Come funziona un fondo pensione chiuso
La contribuzione a un Fondo pensione chiuso è costituita da tre elementi:
La futura pensione sarà calcolata sulla base del montante costituito dai versamenti dei contributi sopra citati e dai rendimenti degli stessi maturati nel tempo e conseguiti tramite il loro investimento in strumenti finanziari.
Come funziona un fondo pensione aperto
Il lavoratore dipendente che aderisce a un fondo pensione aperto su base individuale può scegliere l’importo e la periodicità dei versamenti, per esempio decidendo di versare solo il TFR. Se aderisce invece su base collettiva, l’importo minimo della contribuzione è stabilito dagli accordi o dai contratti collettivi ed è prevista la possibilità di versare di più. Chi versa il proprio contributo ottiene anche quello del datore di lavoro. Il contributo versato dal datore di lavoro è un elemento da valutare con attenzione: a parità di condizioni – secondo stime della Covip – consente di ottenere una pensione complementare più alta anche del 17%.
Per una proiezione della futura pensione per noi o per i nostri figli, Unipolsai mette a disposizione Pensione On Line Su Misura, uno strumento pensato appositamente per aiutare a individuare il prodotto previdenziale più adatto e fornire un’indicazione dell’evoluzione nel tempo del piano pensionistico.
Il TFR come fonte di finanziamento
Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) rappresenta una significativa fonte di finanziamento della previdenza complementare: per questo è importante decidere consapevolmente a riguardo. Un dipendente privato, entro 6 mesi dall’assunzione, deve scegliere se destinarlo alla previdenza complementare o lasciarlo in azienda. Se la scelta non viene effettuata esplicitamente, il datore di lavoro trasferisce il TFR nella forma pensionistica collettiva prevista dagli accordi o dai contratti collettivi o, in caso di più forme pensionistiche, in quella cui ha aderito il maggior numero di dipendenti.
Vantaggi fiscali e sostegno nei momenti critici
Non vanno dimenticati gli immediati vantaggi fiscali: aderire a un fondo pensione comporta infatti la possibilità di dedurre fino a € 5.164,57 all’anno durante la fase di contribuzione. E i rendimenti sono tassati al 20%.
Al momento della pensione, le prestazioni erogate saranno tassate con un’aliquota del 15%, ridotta di una quota pari allo 0,30% per ogni anno eccedente il quindicesimo anno di partecipazione a forme pensionistiche complementari; in questo modo l’aliquota può essere ridotta fino a un minimo del 9%.
La previdenza complementare rappresenta poi un “paracadute” in caso di necessità. Per spese sanitarie, del lavoratore, del congiunto o dei figli, si può ottenere un anticipo della prestazione fino al 75% del montante accumulato.
Trascorsi 8 anni dall’iscrizione alla forma di previdenza complementare, è possibile richiedere un’anticipazione per un importo non superiore al 75% della posizione individuale maturata per l’acquisto della prima casa di abitazione per sé e per i figli o per la ristrutturazione della stessa: una casa tutta per sé diventa un sogno più concreto.
È prevista infine la possibilità di riscatto prima della maturazione dei requisiti pensionistici: nei casi più gravi sarà possibile riscattare totalmente l’intera posizione individuale accumulata – per esempio per cessazione dell’attività lavorativa che determini inoccupazione per un periodo superiore a 4 anni e invalidità permanente che comporti la riduzione della capacità di lavoro a meno di un terzo – sarà, invece, possibile riscattare fino al 50% di quanto accumulato, nel caso di inoccupazione compresa tra 12 e 48 mesi, ovvero in caso di ricorso da parte del datore di lavoro a procedure di mobilità e cassa integrazione ordinaria o straordinaria.
Gli strumenti per costruire giorno dopo giorno una stabilità economica che non diminuisce nel tempo ci sono: pensiamoci sin da ora indirizzando i nostri giovani affinché possano affrontare serenamente ogni fase della propria vita.
Previdenza complementare: cos’è e quali sono i vantaggi
/in NewsChi vuole affrontare serenamente il periodo della pensione, garantendosi una forma di reddito aggiuntivo, può trovare degli strumenti utilissimi nei sistemi di previdenza complementare. Ma come funzionano, quali sono le loro caratteristiche e i vantaggi che sono in grado di offrire?
Il sistema pensionistico pubblico
Il sistema pensionistico italiano è strutturato in base al criterio della ripartizione secondo un “contratto sociale” per cui i contributi versati dai lavoratori vengono utilizzati per pagare le pensioni a coloro che al momento ne hanno diritto. In linea generale, fatte salve alcune eccezioni, oggi per il pensionamento di vecchiaia occorre avere almeno 66 anni e 7 mesi di età e aver versato almeno 20 anni di contributi. E chi raggiunge l’ambito traguardo ha finalmente la possibilità di dedicarsi alle proprie passioni e ai propri interessi, sempre che la situazione economica lo permetta.
Per assicurarsi un reddito adeguato anche negli anni del riposo è bene cominciare a pensarci per tempo, quando ancora mancano molti anni al raggiungimento dell’età pensionabile, aderendo a forme di previdenza complementare da affiancare a quella pubblica.
I tre “pilastri” del sistema pensionistico
La previdenza complementare è il secondo pilastro del sistema pensionistico, il cui scopo è quello di integrare la previdenza obbligatoria, che rappresenta il primo. Il terzo invece è la previdenza integrativa individuale, che ciascuno può realizzare con forme di risparmio autonome (le polizze vita). L’obiettivo è assicurarsi un livello adeguato di tutela pensionistica, che si aggiunga alle prestazioni previste dal sistema pubblico di base.
Aderire alla previdenza integrativa significa accantonare regolarmente durante la vita lavorativa i propri risparmi in una forma pensionistica privata, per ottenere in futuro un reddito che garantisca maggiore sicurezza economica.
È importante attivare una forma di pensione integrativa che rispecchi le nostre esigenze e i nostri obiettivi, valutando la propria attitudine al rischio e gli anni che mancano per arrivare alla pensione pubblica.
Meglio investire da subito sul proprio futuro
Anche se possono aderire alla previdenza integrativa tutti coloro ai quali manchi almeno un anno al conseguimento del trattamento pensionistico, è all’inizio del proprio percorso professionale che si devono mettere le basi per la stabilità economica futura. Maggiore sarà il numero di anni di versamenti, infatti, maggiore sarà il capitale accumulato quando vorremo liquidare la nostra posizione.
Possono aderire lavoratori dipendenti, autonomi, liberi professionisti, soggetti senza reddito o con redditi diversi da quelli del lavoro. Al momento dell’adesione verrà aperta una posizione individuale, che sarà alimentata negli anni dai contributi versati e dai rendimenti maturati. Ogni azione andrà fatta mantenendo sempre un buon grado di flessibilità che consenta di modificare gli importi, sospendere i versamenti e, in determinate situazioni, prelevare una somma come anticipo o riscatto.
Esistono poi anche forme di adesione collettiva, grazie alle quali un gruppo di lavoratori di un’azienda / categoria / regione può sottoscrivere una forma pensionistica complementare destinando a essa le quote del TFR, maturando senza intaccare il proprio reddito mensile. Oltre al TFR, i lavoratori possono anche decidere di effettuare versamenti integrativi per avere in futuro una rendita più elevata. In questo caso, se previsto dal CCNL o da accordi collettivi, anche il datore di lavoro può essere tenuto a contribuire, ricavandone sgravi fiscali significativi. La posizione personale sarà così formata dal TFR, dai versamenti individuali volontari e dai contributi aggiuntivi del datore di lavoro.
I vantaggi della previdenza complementare
Una volta maturati i requisiti per la pensione pubblica, e dopo aver partecipato per almeno cinque anni alla previdenza complementare, potremo scegliere di convertire, totalmente o parzialmente, la nostra posizione individuale in una rendita integrativa erogata per tutta la durata della vita. L’eventuale parte non convertita in rendita sarà liquidata immediatamente in forma di capitale.
Queste forme di previdenza, oltre a costituire uno strumento importante per il mantenimento del tenore di vita al termine dell’attività lavorativa, rappresentano anche un’opportunità di risparmio con caratteristiche vantaggiose. La previdenza complementare gode infatti di un trattamento fiscale agevolato.
In primo luogo, i versamenti volontari sono deducibili dal reddito (fino ad un massimo di € 5.164). Ciò permette di abbattere l’imponibile e di beneficiare di un significativo risparmio di imposte. Facciamo un esempio concreto: un lavoratore con un reddito annuo lordo di 30.000 euro che versi un contributo annuale di 2.000 euro, avrà un risparmio “immediato” di 760 euro a fronte della deduzione di imposta che gli viene riconosciuta.
In secondo luogo, i rendimenti della gestione finanziaria sono soggetti a una tassazione agevolata rispetto ad altre forme di investimento da cui differiscono anche per l’esenzione dal pagamento dell’imposta di bollo. Infine, alla scadenza, la somma dei versamenti dedotti sarà tassata con un’aliquota molto inferiore rispetto a quella di cui si è beneficiato in corso di contratto. Tale aliquota al massimo è del 15% e si riduce progressivamente in base agli anni di appartenenza alla previdenza complementare fino a un minimo del 9%.
Insomma, conviene pensare sin da ora a strumenti efficaci e sicuri e stimolare tutti i nostri cari a farlo. E Quando finalmente potremo godere del meritato riposo, avremo una situazione economica sicuramente più stabile e soddisfacente.
Guidare d’inverno: controlli, pneumatici e tecniche di frenata
/in NewsSi parla di inverno e subito viene in mente la neve, anche se non è questo l’elemento con il quale gli automobilisti devono confrontarsi più di frequente in questi mesi. Per la stagione fredda auto e stile di guida vanno preparati in modo adeguato: le poche ore di luce, la possibilità di dover procedere nella nebbia e le temperature che dopo il tramonto precipitano sotto lo zero sono pericoli da non sottovalutare.
La scelta più importante: gli pneumatici
Per prima cosa dobbiamo pensare alle ruote: sbaglia chi crede che solo se nevica ci possono essere problemi, e che nel caso si possa semplicemente ricorrere alle catene. Anche la pioggia può essere insidiosa e capace di abbassare drasticamente la temperatura dell’asfalto. Le gomme classiche, definite anche “estive”, sono progettate per lavorare al meglio dai 16 gradi in su: entrano in crisi quando il termometro scende sotto i 7 gradi. Sotto questa soglia non assicurano la tenuta ideale, quindi sono possibili perdite di aderenza in curva o in frenata, soprattutto nei primi metri dopo una partenza.
Esistono tuttavia pneumatici espressamente progettati per offrire le migliori prestazioni in queste situazioni: sono chiamati invernali e hanno ben poco in comune con le gomme da neve del passato, specifiche per quell’impiego, ma che risultavano rumorose e poco adatte su asfalto. Le invernali, grazie alla particolare costruzione e alla presenza di intagli (detti lamelle) sul battistrada, sono efficaci su strade gelate e garantiscono non solo la trazione, ma anche e soprattutto stabilità e frenate sicure su percorsi innevati. Si distinguono per la presenza sui fianchi di due marcature particolari: la scritta M+S e il disegno stilizzato di una montagna con tre cime e di un fiocco di neve.
Cosa dice il Codice della strada
In tutte le zone nelle quali tra il 15 novembre e il 15 aprile sono attive le ordinanze invernali sulla circolazione (qui l’elenco completo) il loro montaggio esenta dall’obbligo, alternativo, di avere le catene a bordo. Il Codice della strada prevede che si debbano montare pneumatici uguali sullo stesso asse. In teoria è possibile equipaggiare l’auto con due pneumatici estivi e due invernali, ma questa scelta è sconsigliata perché il comportamento del veicolo risulta molto squilibrato e il rischio di perdite di controllo è ancora più marcato. In alternativa agli invernali puri, il cui costo è in media superiore di circa il 10% rispetto a quelli convenzionali, si stanno diffondendo anche pneumatici “all season”, con le stesse marcature ma con una struttura progettata per risultare efficace in ogni periodo dell’anno, evitando così il cambio stagionale. Per chi invece preferisce le classiche catene, va ricordato che è importante verificare che la loro misura sia compatibile con le dimensioni delle ruote ed è fondamentale prendere confidenza con il montaggio per evitare difficoltà nel momento del bisogno.
CASA, FAMIGLIA, LAVORO. PROFESSIONE “MAMMA ACROBATA”
/in NewsQuanto dura una giornata? Per una madre che lavora, almeno 27 ore. Perché per trovare un equilibrio tra cura dei figli, lavoro e altri mille impegni spesso deve fare almeno due o tre cose insieme: come un’acrobata. Non a caso, da qualche anno esiste una nuova definizione, “mamme acrobate”, che descrive perfettamente la realtà in cui vivono oggi molte donne italiane. Nel 1961, in Italia, ogni donna aveva in media 2,41 figli. Nel 2016, secondo l’Istat, ne ha 1,35. I motivi di questo calo sono tanti: attualmente una donna su due tra i 20 e i 64 anni lavora, e fare un figlio spesso significa rallentare la propria carriera o pagare a baby sitter e asili nido cifre più alte del proprio stipendio. Eppure, anche se molte con l’arrivo dei figli devono rinunciare alla professione, altre continuano a lavorare, cercando di allungare le loro giornate oltre il possibile.
E se per le dipendenti ogni giorno è una corsa a ostacoli, per le imprenditrici e le lavoratrici autonome le cose possono essere ancora più complicate: le ore dedicate ai figli si traducono in mancati guadagni o occasioni perdute. L’altra faccia della medaglia, però, è che alcune forme di lavoro autonomo, con i loro ritmi spesso modellabili e gli orari flessibili, possono essere una soluzione ideale per molte mamme, che si reinventano come blogger, designer, titolari di imprese di catering o asili nido, organizzatrici di eventi.
Le loro storie affollano i numerosissimi gruppi on line e siti nati per connettere queste donne che si rimettono
in gioco, si interrogano e cercano soluzioni per migliorare la qualità della loro vita o, semplicemente, avere un consiglio. E se è vero che una giornata non avrà mai più di 24 ore, trovare un work-life balance ottimale è possibile. Vediamo come.
Primo passo: fare networking
Chi conosce le esigenze e i problemi di una donna meglio di un’altra donna?
Tutte noi sappiamo che senza l’aiuto di amiche, madri, sorelle la nostra vita sarebbe molto più difficile. Ma a volte, il contributo più grande può venire proprio da sconosciute. Per esempio, donne che hanno in comune con noi un percorso professionale, e che possono darci ottimi consigli su come trovare o richiedere un finanziamento, individuare un esperto che ci supporti nelle questioni legali o finanziarie, sfruttare al meglio il web o i social network per promuovere la nostra attività. “Quando le donne raggiungono il successo, è una vittoria per tutti”: è con questa frase che si presenta SheMeansBusiness, programma di Facebook appena arrivato in Italia che promette grandissimi risultati. Una straordinaria finestra per le titolari di piccole o medie imprese o per chi vuole aprirne una: qui troverai informazioni, consigli, testimonianze video. Un mondo intero
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Secondo passo: dirsi “brava!”
Un lavoro ben fatto merita di essere premiato. E a sostenere le idee e le iniziative delle donne imprenditrici sono molti premi nel mondo e in Italia. Non sono riconoscimenti simbolici: la vincitrice dell’European Prize for
Women Innovators, scelta tra le europee che hanno creato un’impresa di successo, porterà a casa 100.000
euro. Altrettanti dollari sono invece assegnati ogni anno a ciascuna delle 6 vincitrici del Premio Cartier per
supportare le loro attività innovative e di successo. Non denaro, ma formazione di altissimo livello è quello che offre il Premio Gamma Donna, che dal 2004 sostiene l’imprenditoria femminile e giovanile. In palio per le vincitrici un Master della 24 Ore Business School, un percorso d’incubazione al Polihub del Politecnico di Milano e sei mesi di mentoring di un manager selezionato dall’associazione Valore D. Una mela d’oro, infine, è il prestigioso premio della Fondazione Marisa Bellisario, forse il primo nato per premiare le carriere femminili. Dal 1989, viene assegnato alle donne “che si distinguono nella professione, nel management, nella scienza, nell’economia, nel sociale, nella cultura e nell’informazione”.
Terzo passo: working hard
Oggi le imprese gestite da donne in Italia sono 1 milione e 330mila: un dato che è destinato a crescere.
Solo alcune di queste sono destinate a vincere premi e ottenere titoli di giornale; tutte, però, sono un grande
investimento per le loro proprietarie, che le portano avanti con energia, impegno e passione. Proprio
“Appassionate” è il titolo di un blog che racconta il mondo dell’imprenditoria femminile nelle sue tante
sfumature, raccogliendo storie di donne “che hanno fatto della loro passione un’impresa”. La passione e l’impegno: proprio questi sono i valori più importanti per un’imprenditrice. Ma per non andare sprecati devono essere supportati e protetti adeguatamente. Un’imprenditrice deve essere amante delle sfide, sapersi adattare al cambiamento, essere pronta a cogliere le novità e le sfide del mercato. Ma deve anche saper costruire basi solide, proteggendo la propria attività da ogni rischio, per iniziare una piccola, o grande, storia di successo.
CANI E GATTI GOURMAND: RICETTE PER VIZIARLI UN PO’
/in NewsPappe home made, sane e salutari
Oggi che siamo tutti più attenti e consapevoli che un’alimentazione sana sia necessaria al nostro benessere
psicofisico, applichiamo sempre più spesso questo principio anche alla dieta dei nostri animali.
Preparare per loro una pappa fatta in casa permette di controllare provenienza, qualità e conservazione degli ingredienti; il cibo casalingo, inoltre, non contiene additivi o conservanti ed è sempre fresco e ricco di acqua, al contrario di snack e croccantini confezionati.
Diete BARF e cucina casalinga: cosa dobbiamo sapere
Negli Stati Uniti la moda del pet food “fatto in casa” è iniziata già da qualche anno; in particolare, si è affermata la dieta BARF, sigla di Biologically Appropriate Raw Food, “cibo crudo biologicamente appropriato”. Si tratta di un’alimentazione a base di carne cruda e ossa, da molti ritenuta ideale per l’animale
in quanto molto simile a quella che avrebbe se vivesse in natura.
Quello tra gli italiani e gli animali da compagnia è un legame profondo e appassionato: nel nostro Paese, in una casa su tre, vivono un cane o un gatto. Lo dicono i dati Eurispes 2016, che ci raccontano anche un particolare: gli italiani hanno speso oltre 2 miliardi solo per l’alimentazione dei loro amici a quattro zampe. Il costo medio di ogni famiglia per il mantenimento del proprio animale, però, è calato rispetto all’anno precedente. Non sono poche, infatti, le persone che si trovano in difficoltà ad affrontare la spesa, spesso elevata, destinata al pet food. Se un tempo il cane o il gatto di casa non venivano sottoposti a visite veterinarie o si accontentavano degli avanzi della tavola, oggi non è più così. Il mercato offre cibi “su misura” calibrati anche sulla loro età, sul loro stile di vita (sedentario o attivo), sulla loro razza e, naturalmente, sui loro gusti: salmone, trota, selvaggina, vitello, pollo, verdure al vapore, riso e chi più ne ha più ne metta.
Per saperne di più consulta il sito oppure rivolgiti con fiducia al tuo Agente UnipolSai. www.unipolsai.it 4
C’è però chi non è d’accordo, perché il rischio di perforazioni a causa di ossa appuntite o intossicazioni è sì basso, ma non del tutto assente. Più semplice e piacevole, allora, è preparare in casa qualche ricetta speciale. A guidarci nel creare piatti saporiti, sani e nutrizionalmente bilanciati sono i tanti siti o blog nati per promuovere la cucina per pet. Tra i più accurati, quelli di tuttosuigatti o di cucinacasalingapercani di Katya Cervio, educatrice cinofila esperta di alimentazione per gli animali domestici. Una ricetta semplice e gustosa propone di spalmare del lardo (magari pregiato come quello di Colonnata o di Arnad) su crostini di pane. In alternativa si possono preparare deliziose palline “da re”: servono 150 g di polpa di manzo cotta in brodo di carne e poi macinata con 100 g di farina, 100 g di crusca di farro e erbe aromatiche a piacere. Una volta ottenute le nostre piccole palline, si cuociono al forno per 15-20 minuti. Al gatto piaceranno moltissimo anche
i bocconcini al salmone, che si possono preparare mescolando 100 g di filetto di salmone, 100 g di fiocchi d’avena, 150 g di farina di riso, 100 g di farina di frumento, 40 g di barbabietola cotta e un cucchiaino di erba gatta tritata. Dal composto si ricaveranno bocconcini da cuocere al forno per 15-20 minuti.
Gli ingredienti a rischio da evitare a tutti i costi
Cucinare in casa per il nostro pet non significa improvvisare, seguire le indicazioni di un esperto è fondamentale. Siamo a conoscenza di quello che può farci male, ma spesso non sappiamo cosa può far male ai nostri animali.
Qualche esempio?
Gatti e cani in salute, proprietari felici
La salute degli animali, però, non passa solo dal cibo: un buon proprietario deve essere in grado di valutare il benessere del proprio animale e capire eventuali stati di malattia o disagio. Lo stato del pelo, il comportamento e la vitalità sono segnali importanti: cambiamenti improvvisi possono essere sintomi di malessere o stress. Anche l’ambiente in cui vive deve essere adeguato, sicuro e privo di pericoli. Balconi, finestre aperte, forni e lavatrici in funzione ma anche piccoli e banali oggetti in giro per casa possono costituire un rischio. Non sottovalutiamo mai quella che per noi è la normalità. E se i nostri cani e gatti amano vagabondare per il vicinato alla ricerca di avventure, ricordiamoci che possiamo proteggerli anche fuori dalle mura domestiche: dotiamoli di un microchip sottocutaneo. Questo dispositivo, piccolo come un chicco di riso, renderà più facile ritrovarli nel caso si perdessero: una sicurezza in più per loro e una maggiore serenità per noi.
COSA È BENE SAPERE SE SEI UN NEOPATENTATO
/in NewsAuto nuova per i neopatentati?
Una nuova patente in casa è spesso motivo di apprensione, perché comporta una riorganizzazione familiare
che talvolta non riesce ad accontentare tutti. In certi casi si inizia la ricerca di un veicolo adeguato, scegliendo tra l’acquisto di un’auto nuova o di una di seconda mano, in altri ci si deve rassegnare a programmare i turni di utilizzo dell’unico veicolo di famiglia tra tutti i componenti. Qualunque sia la soluzione scelta, bisogna fare i conti con le limitazioni per i neopatentati introdotte negli anni, in particolare quelle inserite nel Codice della Strada nel 2010 e nel 2013. Prima di allora non esistevano barriere e ci si poteva mettere al volante di veicoli di ogni tipo, anche quelli più potenti, mentre oggi i neopatentati (e non solo i diciottenni) possono accedere a un bacino di automobili che deve rimanere all’interno di un determinato
rapporto tra il peso del mezzo espresso in tonnellate e la potenza, misurata in kiloWatt.
Come verificare se l’auto è adatta al neopatentato
A porre i paletti non è la cilindrata o la velocità massima, ma un calcolo matematico che si effettua dividendo la potenza per il peso dell’auto, valori che sono riportati sulla carta di circolazione. Il risultato della divisione deve essere inferiore a 55 kW/t. Non spaventatevi, questo calcolo va fatto solo per i modelli più datati, per quelli recenti invece ci sono sistemi più semplici per scoprire se si può completare l’acquisto. Innanzitutto per le auto nuove i siti web delle case automobilistiche indicano chiaramente se sono a misura di neopatentato, mentre per l’usato il rapporto è riportato direttamente sulla carta di circolazione, oppure si può conoscere digitando il numero di targa sul Portale dell’Automobilista, ottenendo una risposta in tempo reale.
Auto nuova o di seconda mano?
Per chi sceglie di acquistare un’auto per il neopatentato, non resta che decidere se comprarla nuova o di seconda mano. Di norma si tende a puntare su modelli d’occasione, una scelta giustificata dal fatto che l’assenza di esperienza può tradursi presto in qualche contatto indesiderato, più facile da accettare su una carrozzeria non in perfette condizioni. L’usato può essere quindi la scelta giusta, ma a patto di non esagerare con il risparmio, perché la sicurezza non deve mai essere persa di vista; è importante verificare che siano presenti almeno airbag e abs.
Occhio alla velocità, all’alcol e al telefonino
Le limitazioni imposte al neopatentato non riguardano solo peso e potenza dell’auto, ma anche altri aspetti legati alla guida. L’esclusione dalla possibilità di guidare modelli più performanti vale 12 mesi, ma durano tre
anni le limitazioni in tema di velocità e tasso alcolemico nel sangue. Per 36 mesi dalla data del rilascio della
patente non è possibile superare i 90 km/h su strade extraurbane e i 100 in autostrada, mentre è assolutamente vietato bere bevande alcoliche, dato che in caso di controllo il limite deve essere di 0,0 g/l.
Le regole sull’uso del telefonino in auto invece valgono per tutti, non solo per i neopatentati, ma è bene che
i diciottenni di oggi, perennemente connessi, conoscano i pericoli legati all’uso del cellulare alla guida. Basti
pensare che mandare o leggere i messaggi mentre si è al volante fa perdere l’attenzione per una media di 10 secondi, che a 100 km/h significa percorrere 280 metri “a occhi bendati”: detto in questi termini chi lo farebbe mai? Ma se l’appello alla sicurezza non bastasse, è utile ricordare che si rischiano multe fino a 647 euro e il ritiro della patente in caso di recidive. È già pronto un disegno di legge per l’ulteriore inasprimento delle sanzioni.
L’importanza di assicurazione e scatola nera
Con un giovane neopatentato in casa, meglio verificare di avere un’adeguata copertura assicurativa. Se il ragazzo o la ragazza freschi di patente utilizzano un veicolo già presente in famiglia, bisogna accertarsi che la polizza non preveda restrizioni in merito all’età dei conducenti del veicolo. In quel caso, va aggiornata.
Inoltre è meglio usufruire della sicurezza aggiuntiva offerta da Unibox, la scatola nera di UnipolSai, che garantisce un monitoraggio utilissimo per la sicurezza di tutti i conducenti dell’auto: trasmette ad esempio i dati dei km percorsi e fornisce un alert in caso di eventuali incidenti con altri veicoli, urti contro ostacoli, ribaltamenti e uscite di strada. Oltre a questi, sono molti i servizi attivabili e consultabili comodamente dall’app, come il controllo della velocità (eccessi compresi) o delle percorrenze al di fuori di un’area prestabilita.www.unipolsai.it 1
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UnipolSai diventa Unipol
/in NewsDal 1° gennaio 2025 diventa Unipol Assicurazioni.
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IMPORTANTE
/in NewsFreddo e precipitazioni: come proteggere l’auto nei mesi invernali
/in NewsEcco cosa fare per ridurre il rischio di danni alla vettura e guidare con più sicurezza
Con l’arrivo dell’inverno, la mobilità in auto può diventare un po’ più complicata. Le condizioni meteorologiche possono danneggiare la vettura e condizionare le sue prestazioni, a discapito della sicurezza. È allora il momento giusto per prestare un’attenzione ulteriore al proprio mezzo.
Contrastare il gelo: consigli per la manutenzione dell’auto
Provvedere alla regolare manutenzione dell’auto è sempre raccomandabile. In inverno ancora di più. Il freddo, infatti, mette alla prova non solo la carrozzeria, ma anche le componenti meccaniche ed elettroniche. Con alcuni semplici accorgimenti, però, si possono limitare i rischi. Per chi è sprovvisto di box e deve parcheggiare l’auto in strada, può essere utile un telo antighiaccio, pensato proprio per coprire l’auto e isolarla dalle gelate notturne.
Un consiglio tanto banale quanto importante: è buona prassi utilizzare liquidi antigelo. Spruzzati sul parabrezza e sul lunotto posteriore, permettono di rimuovere velocemente ghiaccio e sporco, evitando – magari per la fretta – manovre di sbrinamento che mettono a rischio i cristalli.
In molte regioni è un obbligo: anche se viene lasciata la possibilità di scegliere il trasporto a bordo di catene, l’utilizzo degli pneumatici invernali è un’opzione più sicura e maneggevole. Certo, comportano una spesa, ma non richiedono manovre di montaggio d’emergenza e – soprattutto – garantiscono un’aderenza maggiore al manto stradale.
Non va poi sottovalutato l’utilizzo di un olio motore specifico per le basse temperature, che tutela le componenti meccaniche e le mantiene in piena efficienza. D’inverno – ma non solo – ed in particolare prima di lunghi spostamenti è raccomandabile una verifica accurata di cinghie, manicotti, candele, pastiglie, dischi e liquido frenante.
Incidenti stradali
Controlli e prevenzione sono senza dubbio fondamentali. Ma il rischio zero non esiste. Ecco perché è importante avere una buona copertura assicurativa, capace di offrire tutele ampie, legate a sinistri o episodi di altra natura.
Con la polizza Km&Servizi di UnipolSai puoi avere assistenza in caso di incidente, guasto, foratura o altri inconvenienti che possono accadere, in ogni momento, in Italia e all’estero. E se scegli la scatola nera, hai un dispositivo elettronico in grado di collegarsi direttamente al centro servizi, e raccogliere ed elaboraredati di un eventuale sinistro, superiore ad una certa entità.
Eventi Naturali
Durante la stagione invernale, l’intensificarsi di fenomeni atmosferici, dalla pioggia, alla grandine e alla neve, mette alla prova la carrozzeria. Per non parlare di eventi ancora più estremi come la caduta di alberi. Con la polizza UnipolSai Km&Servizi Autovetture e la garanzia aggiuntiva Eventi Naturali puoi coprire i danni causati da fenomeni naturali come alluvioni grandini, frane, cadute di alberi o sassi e terremoti. In più, se è pattuita l’opzione “Riparazione Diretta”, UnipolSai eroga le prestazioni nella forma del “Risarcimento/Indennizzo in Forma Specifica”, ossia si assume l’onere di riparare direttamente il veicolo danneggiato presso un centro di autoriparazione tra quelli facenti parte del circuito UnipolService oppure, in alternativa a quest’ultimo e nel solo caso del danno da grandine, del “Network specializzato grandine di UnipolService”.
Assistenza stradale
In caso di guasto, rimanere per strada non è mai piacevole. Lo è ancor meno in inverno. Nel caso in cui si abbia bisogno di aiuto, con la polizza UnipolSai Km&Servizi Autovetture la centrale operativa UnipolAssistance entra subito in azione, individuando e attivando in modo rapido e completo gli interventi necessari, dal trasporto del veicolo al recupero da fuori strada. La formula Assistenza Completa offre garanzie estese, comprendendo tra le eventualità coperte anche il furto/rapina, i guasti meccanici/elettrici, la foratura degli pneumatici, la rottura dei cristalli e gli infortuni da circolazione. Infine, sempre attraverso la formula Assistenza Completa si gode di prestazioni di assistenza ampliate, come l’invio di una vettura sostitutiva, la spedizione di pezzi di ricambio all’estero, il trasferimento sanitario o gli anticipi di denaro.
Con la polizza Km&Servizi puoi coprire i danni da infortunio conseguenti la circolazione, compresi quelli che si possono verificare durante la salita/discesa dal veicolo, durante il fermo per avaria e da “spinta” per allontanarlo o reinserirlo nel flusso del traffico. Raramente ci si pensa, ma si tratta di eventualità da cui sarebbe utile proteggersi.
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Viaggi di Natale: consigli a prova di imprevisto
/in NewsNegli ultimi anni, complice anche l’esperienza della pandemia, è cambiato il nostro modo di viaggiare
I lockdown sembrano ormai lontani. Eppure, sono passati pochi anni da quando ci era impossibile viaggiare liberamente. Adesso, per fortuna, lo scenario è cambiato. Ma la pandemia ha lasciato tracce evidenti. Oggi i viaggiatori preferiscono soluzioni più organizzate, badano molto più di un tempo a prenotazioni flessibili e assicurazioni. In altre parole: c’è un’esigenza di tutela molto più accentuata.
Com’è cambiato il modo di viaggiare degli italiani
Un’indagine di CartOrange, compiuta tra i propri consulenti e pubblicata lo scorso ottobre, conferma i cambiamenti post-pandemia. È cresciuto il desiderio di sicurezza, mentre sono calati i viaggi “fai-da-te”.
L’87% dei consulenti ha registrato un incremento delle richieste di polizze assicurative facoltative. L’82% ha notato una maggiore attenzione alla cancellazione flessibile e il 58% prenotazioni più vicine alla data di partenza, nel tentativo di ridurre gli imprevisti.
Quali sono i consigli chiave per partire in tranquillità
Ma allora, quali sono i consigli chiave da seguire per partire senza preoccupazioni? Ecco una lista essenziale di raccomandazioni, utili per viaggiare tutelati in caso di imprevisti.
Il primo passo è sempre questo: raccogliere in anticipo le informazioni necessarie sulla destinazione che si sta per raggiungere, non solo dal punto di vista dei documenti necessari, ma anche da quello dei requisiti e rischi sanitari. Meglio restare sempre aggiornati, cercando – al momento della prenotazione e prima della partenza – aggiornamenti sui potenziali rischi della nostra destinazione. In questo senso, il sito della Farnesina è sempre la risorsa ufficiale più importante da consultare. Una buona pianificazione riduce lo stress e permette di conoscere in anticipo i potenziali inconvenienti, in modo da strutturare meglio le tutele necessarie.
Stipulare una polizza per il rimborso in caso di penale da pagare per annullamento o modifica del viaggio può essere utile, soprattutto per gli itinerari più impegnativi da un punto di vista economico. Può valere per gli impedimenti del viaggiatore, per problemi della compagnia aerea o della struttura ricettiva, ma anche per eventuali blocchi imposti da altri fattori, purtroppo non inconsueti, che impongano una forzata rinuncia al viaggio.
Molto utile potrebbe poi essere optare per alloggi e noleggi con cancellazione gratuita o date flessibili senza penali. Si tratta di opzioni che potrebbero costare qualche euro in più, ma d’altra parte consentono di avvicinarsi alla partenza in modo più sereno.
In alcuni casi è obbligatoria. Ma prevedere un’assicurazione per malattie o infortuni durante un viaggio o una vacanza è un aspetto importante, indipendentemente dalla destinazione. Diventa cruciale quando le condizioni igienico-sanitarie della meta sono precarie o se le cure mediche in quel Paese potrebbero essere particolarmente costose. Una copertura sanitaria legata al proprio viaggio può consentire di evitare spese impreviste (eventualmente anche ingenti) e situazioni di emergenza stressanti, difficili da gestire lontano da casa.
Quando si viaggia, soprattutto in aereo e nei periodi più affollati come le festività di fine anno, non è raro che alcuni bagagli possano andare persi o arrivare con qualche giorno di ritardo. Anche in questo caso, si può sottoscrivere un’assicurazione specifica per i bagagli, in modo da poter ricevere assistenza e rimborsi in caso di furto, smarrimento o danneggiamento.
Visto che, però, anche l’eventuale rimborso non restituirà gli oggetti presenti in valigia, meglio essere previdenti. È sempre utile, ad esempio, portare sempre con sé, nel bagaglio a mano, almeno un cambio (per i casi d’emergenza), oggetti necessari o preziosi, come macchine fotografiche, laptop o gioielli.
Tutto pronto per partire? Potrebbe tornare utile digitalizzare i documenti importanti, così da averne una copia se si dovesse perdere quella fisica. Anche in questo caso, occhio ai bagagli: meglio portare a bordo carte di pagamento e d’identità, oltre al passaporto (se necessario). Attenzione però a non tenere tutto nello stesso posto. Distribuite gli oggetti fondamentali tra zaino e tasche, in modo tale da non perdere tutto in caso di furto o smarrimento.
In viaggio con UnipolSai Assicurazioni S.p.a.
Attraverso le sue diverse polizze correlate ai viaggi, UnipolSai Assicurazioni S.p.a. è in grado di soddisfare esigenze diverse. Attraverso le sue proposte “UnipolSai Inviaggio Ready”, “UnipolSai Inviaggio Full” e “UnipolSai Inviaggio Frequent”, infatti, viaggiatori di diverse tipologie possono trovare le coperture che più si addicono loro, da quelle standard di assistenza in viaggio, copertura delle spese mediche e assicurazione bagaglio, a quelle più sofisticate di copertura sui voli o sull’annullamento. Le opzioni disponibili arrivano anche a includere ulteriori garanzie aggiuntive e personalizzabili. Per esempio, si può includere la copertura per spese connesse a fermo amministrativo o sanitario, grave ritardo della partenza o la cosiddetta “rischio zero”, qualora sopravvengano eventi fortuiti, atmosferici catastrofali o sociopolitici che impongono una modifica del viaggio.
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Sicurezza e sostenibilità: le novità della tecnologia per guidare meglio
/in NewsQuando si parla di guida di nuova generazione, la tecnologia a bordo non riguarda solo i sistemi di infotainment e la guida assistita. Spesso, l’evoluzione più preziosa non si nota. È infatti rappresentata da uno strumento ormai familiare, capace però di ampliare le proprie funzionalità: la scatola nera, alleato indispensabile per migliorare la performance di guida, aumentare il livello di sicurezza e ridurre i consumi.
L’evoluzione delle scatole nere
Sensori, videocamere, applicazioni, immancabili display sul cruscotto: negli ultimi anni c’è stato un rapido aumento del tasso di tecnologia a bordo. La connettività è sempre più efficace e i sistemi di guida assistita contribuiscono a rendere la guida più sicura ed efficiente. Segnalazione dell’angolo cieco, cruise control, frenata di emergenza sono sempre più diffusi. Si tratta di soluzioni che, se usate sotto la stretta supervisione di chi è al volante, sono senza dubbio utili.
Ma ci sono anche altre innovazioni, forse più discrete ma non certo meno importanti. Riguardano le scatole nere di nuova generazione. Installate all’interno della vettura, registrano e raccolgono dati, utili in diverse circostanze.
In caso di incidente, per esempio, si possono raccogliere informazioni preziose per ricostruire il sinistro. Ma, le scatole nere sono diventate molto di più: possono migliorare lo stile di guida, ridurre i consumi e contribuire alla sicurezza stradale. Secondo quanto riferito dall’Ivass, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, durante la presentazione della sua Relazione annuale, la presenza della scatola nera ridurrebbe i sinistri del 20%, incentivando l’adozione di comportamenti di guida responsabili e contribuendo anche alla riduzione dei prezzi dell’assicurazione RCA.
Una scatola nera, tanti servizi
Il dispositivo Unibox Smart Drive di UnipolSai è un esempio di scatola nera particolarmente avanzata. Posizionato semplicemente sul parabrezza, esso si attiva tramite bluetooth con l’app dedicata da scaricare sul proprio smartphone. In pochi minuti, il dispositivo è pronto: registra il tempo di utilizzo del veicolo e fornisce dati utili alla definizione degli stili di guida, del risparmio di carburante e di emissione di CO2.
Il sistema è in grado di fornire statistiche su quattro parametri: accelerazioni, frenate brusche, limiti di velocità e attenzione alla guida, dando anche consigli per migliorare la sicurezza e monitorare l’impatto ambientale e i consumi.
L’app Unibox Smart Drive permette, inoltre, di usufruire dei servizi e di consultare tutte le informazioni registrate sui propri percorsi e, grazie all’attivazione del bluetooth che connette la scatola nera all’App, in caso di incidente di una certa entità la segnalazione di allarme crash viene inviata alla centrale di Assistenza, che potrà ricevere anche il numero di cellulare del telefono collegato al dispositivo Unibox presente in auto per una più veloce gestione del sinistro
Completano il pacchetto la localizzazione dell’ultima posizione del veicolo e la visualizzazione dei singoli viaggi con relative informazioni.
Infine, a fronte del versamento di un canone aggiuntivo, si potrà usufruire di Bodyguard, un sistema attivabile via app che permette di accompagnare gli automobilisti a piedi, una volta parcheggiato il veicolo, fino a destinazione e intervenire in caso di pericolo.
Insomma, la tecnologia a bordo dell’auto è sempre più pensata per arricchire l’esperienza di guida e aumentare il livello di sicurezza degli automobilisti.
Relazione sull’attività svolta dall’Istituto nell’anno 2021, p. 12
https://www.ivass.it/pubblicazioni-e-statistiche/pubblicazioni/relazione-annuale/2022/Considerazioni_del_Presidente_sul_2021.pdf
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Cinque buoni motivi per viaggiare intelligente, anche nel periodo natalizio
/in NewsEcco perché vale la pena attivare il servizio “saltacoda”
Dicembre è sempre tra i periodi più delicati per mettersi al volante. Lo scorso anno, secondo Federalberghi, per le festività si sono messi in viaggio 17 milioni di italiani, spesso muovendosi in auto: secondo le statistiche 2022 dell’Istat, infatti, l’automobile – scelta nel 63,7% dei casi – è il mezzo di trasporto più utilizzato per viaggiare.
Specie quando i chilometri da percorrere sono tanti, ogni dettaglio può fare la differenza. La vettura deve essere in buone condizioni, con un abitacolo adatto ad accogliere comodamente chi viaggia ed eventuali bagagli.
Tra le soluzioni che possono rendere più rilassante il percorso c’è poi il servizio di telepedaggio, come UnipolMove .
Ecco quali sono i suoi vantaggi.
Comodità
Il vantaggio chiave del telepedaggio è quello di dare la possibilità di saltare le code in autostrada . Niente attese, un viaggio più scorrevole e senza imbuti ai caselli. Zero distrazioni: nessuna perdita di tempo per prendere il biglietto, conservarlo e restituirlo; niente contanti o carte da ripescare dal portafogli o dalla borsa.
Servizi smart
Oltre a ridurre sensibilmente i tempi di attesa, però, UnipolMove offre una serie di servizi aggiuntivi pensati per semplificare la vita del cliente: ad esempio, la possibilità di pagare i parcheggi sulle strisce blu solo per gli effettivi minuti di sosta, ma anche il bollo auto, le multe, l’accesso all’area C di Milano e i rifornimenti di carburante.
Flessibilità
Le condizioni di UnipolMove sono pensate per andare incontro al cliente. In caso di furto o smarrimento, il dispositivo è assicurato. In più, è possibile recedere dal servizio in qualsiasi momento, senza alcuna spesa di chiusura o penale. E si può anche chiedere un dispositivo aggiuntivo da utilizzare su un altro veicolo associato allo stesso contratto.
Innovazione
L’app UnipolMove è il cuore pulsante dei servizi per l’ecosistema della mobilità di UnipolSai. Nell’area Riservata, infatti, si possono consultare i movimenti, gestire l’offerta e ricevere assistenza.
Tanti vantaggi
Essere clienti UnipolMove dà la possibilità di usufruire anche di alcune scontistiche esclusive relative a prodotti o servizi delle società del Gruppo Unipol. Ad esempio, si può beneficiare di sconti negli hotel e resort del Gruppo UNA, così come di riduzioni su esami, visite e fisioterapia, avendo accesso a migliaia di strutture convenzionate in tutta Italia attraverso il sistema SiSalute. Oppure di sconti per e-bike, autonoleggio e servizi di sharing.
UnipolMove è una soluzione conveniente per chi viaggia in auto, perchè permette di usufruire, oltre che del classico telepedaggio, anche di diversi servizi utili per una mobilità smart. Fino al 29 Febbraio 2024, per tutti i clienti UnipolSai, il canone sarà gratis per un anno, poi solo 1 € al mese per il primo dispositivo e 0,50€ per il secondo.
CHIUSURE 1 / 2 NOVEMBRE
/in NewsMercoledì 1 Novembre
Tutti i Santi
l’Agenzia resta chiusa
Giovedì 2 Novembre
Commemorazione dei Defunti
l’Agenzia chiude alle ore 12.00
Quanto costa un attacco informatico per un’azienda
/in NewsGli attacchi informatici sono sempre più costosi per le aziende che li subiscono. Secondo l’edizione 2022 del “Cost of a data breach report” di Ibm, in Italia, nel 2022 il costo medio di un cyberattacco è stato di 3,7 milioni di euro.
Da anni, ormai, il conto sale: nel 2021 era di 100.000 euro in meno. Il motivo è presto detto: privati e (soprattutto) imprese stanno digitalizzando una porzione sempre più ampia delle proprie attività. Si tratta di un processo necessario, che porta – senza dubbio – enormi vantaggi, ma espone a nuovi rischi.
Le conseguenze di un attacco informatico per un’azienda
Come si fa a raggiungere un danno medio così alto? Un attacco informatico produce una catena di conseguenze, con impatti non solo finanziari e non solo di breve periodo.
Quanto costa un attacco hacker
Per un’azienda, i costi derivanti da un attacco informatico dipendono da molti fattori. Secondo il “Cost of a data breach report”, ci sono alcune condizioni pregresse che attutiscono l’impatto di un evento di hacking, e altri che li amplificano.
Tra i primi figurano la formazione dei dipendenti, corrette procedure di back-up, un adeguato processo di aggiornamento dei sistemi e delle applicazioni, i sistemi di autenticazione a più fattori per entrare nei sistemi aziendali e la protezione assicurativa.
A rendere ogni attacco più costoso contribuiscono invece lacune nelle competenze di sicurezza, il mancato presidio dei rischi derivanti dall’esternalizzazione a terze parti di servizi essenziali e lo smarrimento di dispositivi informatici da parte del personale.
I costi principali di un attacco informatico riguardano:
Come prevenire un attacco informatico
Come si intuisce da quanto detto fino a ora, il sistema di tutela contro gli attacchi informatici non può limitarsi a un intervento “riparatorio”. È necessario definire sistemi di prevenzione e di controllo, che si combinano con soluzioni assicurative.
Investire sulla Cyber Security è ormai necessario per ogni azienda, grande e piccola. Alcuni passi sono fondamentali.
Scudo Cyber, l’assicurazione contro gli attacchi hacker
UnipolSai Scudo Cyber è l’assicurazione dedicata agli studi professionali e alle Pmi italiane per rispondere a questo tipo di minacce, con una serie di vantaggi specifici:
Le garanzie della polizza UnipolSai Scudo Cyber consentono di ridurre i costi conseguenti agli attacchi informatici e potenziare la propria Cyber Security.
La tecnologia al servizio delle flotte aziendali
/in NewsMonitoraggio dei movimenti, niente attese al casello, riduzione dei costi, assistenza: la mobilità smart è oggi a portata di mano anche per le piccole imprese.
La gestione della mobilità aziendale è un elemento spesso sottovalutato. Eppure, si parla – ormai da anni – dei tanti vantaggi che potrebbe offrire, per le imprese, per gli imprenditori e per i dipendenti. Lo ha sottolineato anche l’Onu, che in un rapporto del 2020 dedicato al tema ha riconosciuto il potenziale impatto di una gestione efficace della mobilità aziendale.
Tra i benefici ci sono la riduzione dei tempi di percorrenza e dei consumi, l’impatto ambientale ma anche il benessere dei dipendenti, che passano meno tempo in auto.
Per le singole aziende, gestire le flotte vuol dire ridurre i costi e migliorare l’efficienza organizzativa. Se, fino a pochi anni fa, questi erano vantaggi che riguardavano soprattutto le grandi aziende, la tecnologia ha reso la gestione delle auto aziendali più “democratica” e aperta – con soluzioni pronte all’uso – anche alle piccole attività.
Gestione delle flotte aziendali: cos’è e perché è importante
Per sfruttare tutti i vantaggi che una gestione delle flotte aziendali può offrire, è necessario intraprendere un percorso che parte dalla comprensione delle proprie esigenze e prosegue con un miglioramento continuo. Queste sono le principali tappe.
Tecnologia al servizio delle flotte aziendale: i vantaggi
La tecnologia ha reso accessibili anche alle piccole imprese soluzioni un tempo riservate alle più grandi, attraverso applicazioni e sistemi integrati. Oggi un’ampia gamma di strumenti consente di migliorare l’efficienza e la sicurezza delle operazioni, a prescindere dalle dimensioni dell’azienda.
UnipolMove per la mobilità aziendale
Un esempio dei vantaggi che la tecnologia può apportare alla mobilità è UnipolMove, il sistema di telepedaggio di UnipolTech. Niente code al casello (grazie alle porte dedicate, identificabili grazie al logo dell’Unione Europea posizionato sui cartelli di accesso), più comodità e tempi di percorrenza ridotti. Ma non solo: UnipolMove è una soluzione che accelera la transizione delle imprese verso una mobilità smart e offre diversi vantaggi:
In questo modo, l’utilizzo di strumenti digitali può facilitare la pianificazione e il monitoraggio delle flotte aziendali, con l’obiettivo di aumentare l’efficienza e la produttività della propria impresa. UnipolMove rappresenta la soluzione per traghettare l’impresa verso una mobilità smart. Flessibile, comoda e conveniente.